Maccarone, m’hai provocato!

Siamo tutti inguaribilmente affezionati a film ormai entrati nel nostro immaginario cinematografico, da Una vita dfficile a Il boom, da Il vigile a C’eravamo tanto amati: li amiamo perché danno vita all’indimenticabile stagione della commedia all’italiana, ma anche perché suggeriscono un ritratto divertente e impietoso dei vizi nazionali e ci pongono di fronte al modello dell’antieroe tragicomico, sospeso tra ambizioni più grandi di lui e miserie quotidiane. Questo soggetto piccolo piccolo è tin individuo costituzionalmente incapace di universalizzarsi, sempre deciso a far valere i propri interessi particolari a scapito della società, ma pronto a sollevare lamentele e proteste quando le istituzioni, il Potere o lo Stato, non lo proteggono. Lo studio delle caratteristiche di questo Piccolo Sé è di straordinario interesse, non solo perché offre un affresco particolarmente attuale dell’italianità, nella politica, nell’economia, nella cultura, ma anche perché coglie molti tratti della soggettività contemporanea, non solo di marca italica. Il libro esamina un modello umano che deve ora confrontarsi con gli altri popoli e le altre culture, ma anche con il sistema dell’immaginario massmediale, tipico del nostro tempo. Maeearone, m’hai provocato! , rubando il titolo a una memorabile battuta di Alberto Sordi in Un americano a Roma, ma facendo anche riferimento al termine dispregiativo con cui gli americani definivano i nostri connazionali, si configura come un’indagine filosofica e psicoanalitica della commedia all’italiana: perché anche il cinema popolare nasconde verità che talvolta nemmeno la verità dei filosofi vuol sentirsi dire.