Da Tiziano a Tiziano

Questo libro esamina orizzontalmente un preciso settore della cultura veneziana del ’500: l’allegoria di fondamento neoplatonico sui grandi temi d’amore e musica e la mitografia di tradizione ovidiana, con i loro straordinari incroci nella produzione di immagini. Ma proprio il taglio orizzontale, al di là di ogni tentazione monografica, fa tuttavia emergere nettamente dal contesto il valore assiale dell’opera di Tiziano, distinguendola prima dai confusi idilli post-giorgioneschi e poi dalle favole tranquillanti di Paolo Veronese. Nei due periodi considerati (indicativamente, 1505-25 e 1550-75) gli scarti di significato definiscono allora nel percorso una singolarissima discontinuità, un radicale e solitario ribaltamento dei modelli storico-culturali acquisiti. Dunque, da Tiziano a Tiziano: una grande mutazione storica, tale da segnare la fine delle illusioni umanistiche, dal punto di vista del solo artista che, per immagini, ne mostri coscienza e ne lasci testimonianza.
Alla base della ricerca sta una scelta dichiaratamente sperimentale: spostare l’analisi iconologica sui terreni del materialismo storico e della dialettica negativa. In tal modo questo libro – con le sue aperture multidisciplinari, con le sue insistenze didascaliche, con le sue intemperanze polemiche – si qualifica anche al di là del suo specifico oggetto sul piano di una discussione di metodo che non può essere ulteriormente rinviata.