Drammaturgia della fine

Perché ripubblicare a dieci anni esatti di distanza una nuova edizione di questo libro? Uno per la semplice ragione che non se ne trova più un esemplare in circolazione e due perché nel frattempo altri miei lavori e analisi – alcuni dei quali qui ripubblicati in appendice – ne hanno modificato in parte la prospettiva: quello che voleva essere un libro didattico si è trasformato in un libro dal taglio teorico. Anche gli studenti sono cambiati nell’ultimo decennio, sempre più conquistati dai social e da una comunicazione veloce. Tenacemente però, per me, sono ancora i veri, ma non unici, destinatari di un percorso che correla epoche e finali e che avanza la proposta critica del finale come emblema epocale. L’invito resta pur sempre quello di lasciarsi catturare dalla multiforme galleria (tipologia) dei finali drammatici e narrativi. Per farlo occorre però abbandonare le nostre pigre abitudini mentali. Il libro, infatti, mostra l’ingenuità della domanda “come va a finire”? da tutti noi ripetuta infinite volte di fronte a un film, un dramma, un romanzo. E questo perché, in una parola, il finale non è un semplice contenuto. Beatrice Alfonzetti insegna Letteratura italiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma. Studiosa di frontiera fra teatro, storia e letteratura dal Cinquecento ai giorni nostri, ha pubblicato numerosi saggi e libri, fra i quali: Il trionfo dello specchio. Le poetiche teatrali di Pirandello, Cuecm 1984; Il corpo di Cesare. Percorsi di una catastrofe nella tragedia del Settecento, Mucchi 1989; Congiure. Dal poeta della botte all’eloquente giacobino 1701-1801, Bulzoni 2001, Drammaturgia della fine. Da Eschilo a Pasolini, Bulzoni 2008; L’occhio del tremuoto. Gli anni napoletani di Francesco Saverio Salfi 1787-1794, Franco Angeli, 1994, 2° ed. rivista e ampliata 2013; Dramma e storia da Trissino a Pellico, Edizioni di Storia e Letteratura 2013; Pirandello. L’impossibile finale, Marsilio 2017.