Il ruolo della Corte di Leone X

Documenti che descrivano, nominativamente per funzioni e mansioni, la macchina amministrativa e culturale di una Corte rinascimentale sono certamente rari (o meglio se ne sono, sinora, ritrovati pochi, anche perché forse mai ricercati). Se poi questa Corte è quella mitica e gloriosa di Leone X, il documento assume un valore straordinario, perché consente di individuare minutamente le proporzioni del suo operare quotidiano. Alessandro Ferrajoli, erudito e bibliofilo formatosi nella Roma ancora legata al potere temporale, non si limita a pubblicare il Ruolo. Decide, bensì, di dedicare a ciascun personaggio elencato una compiuta monografia, a partire dal gruppo gerarchicamente superiore dei «prelati domestici». La morte interrompe questo minuzioso lavoro di ricerca e accumulo di dati (talvolta anche farraginosi, così come è consuetudine in tanti testi analoghi di erudizione positivistica), ma la serie dei ritratti dedicati ai «prelati domestici» ha un’autonoma economia, non solo documentaria (e in due casi, almeno, il lavoro monografico assume proporzioni di rilievo straordinario: per il Bembo e per il Sadoleto). La Corte come «familia» del Sovrano/Pontefice trova in questa più ristretta, e prossima alla sua persona, cerchia di collaboratori il livello più alto di autoconsapevolezza culturale e politica. Questo insostituibile testo di riferimento, originariamente apparso a puntate sulla rivista della Società romana di storia patria (tra il 1911 e il 1918), è non solo raccolto in volume, ma corredato di utili indici (dei nomi, degli autori, dei documenti, dei luoghi).