a cura di: Di Renzo Ernesto

Strategie del cibo

Simboli, saperi, pratiche
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stato: Disponibile
Argomento: Antropologia culturale
Collana: Antropologia e storia/6
anno: 2005
, pagine: 206

ISBN: 978-88-7870-059-8
20,00 €
19,00 €
Risparmi:
1,00 €
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La collana. Questa collana si propone di offrire ragionate ed agevoli “incursioni” nei più diversi ambiti culturali, sollecitando il lettore attraverso una gamma di occasioni e di spunti di riflessione acquisiti grazie al metodo storico-comparato: ossia attraverso quel metodo che, già fecondamente proposto da lucidi Maestri, è il più idoneo – a nostro avviso – a rispondere ai tanti problemi che la nuova realtà “globale” propone. Dare conto, attraverso una sensata comparazione, della peculiarità dei sistemi culturali e rapportarsi consapevolmente – aldilà di ogni certezza metastorica – con il senso acquisito dai singoli momenti storici e dagli specifici orizzonti culturali vuol dire (oggi più che mai) avere una presenza responsabilmente attiva nell’“attualità”. Ora, se i volumi di questa collana, sia pure nei limiti di uno strumento mediale di non vasta incisività, contribuiranno a sollecitare le tensioni “civiche” dei nostri attenti lettori (inducendo a riflettere sulla legittimità di tanti approdi diversi), sarà per noi questo un grande traguardo e un generoso premio.

Il volume. Sulla scia di un’esperienza editoriale del tutto collaudata e scientificamente feconda, questo volume raccoglie i contributi che i membri della sezione di Antropologia Storica dell’AISEA hanno elaborato nel corso dell’anno di attività 2004. Il soggetto sul quale si sono collegialmente misurati è incentrato sul discorso del cibo e delle molteplici strategie con le quali la cultura lo ha investito di significati quanto mai complessi e stratificati. Significati che, nel loro rapportarsi con coerenza e funzionalità agli assetti sociali, economici ed ecologico-produttivi espressi dalle differenti società storiche, hanno consentito di rubricare il cibo come un campo globale dell’esperienza in relazione al quale la vita intera viene organizzata e dotata del suo senso più completo. Il cibo, infatti, se da una parte, e prima di ogni altra cosa, è essenzialmente nutrimento, sostentamento, bisogno, dall’altra è fondamentalmente cultura, sovrastruttura, pensiero. Se nel suo configurarsi in termini di puro vitto è quanto permette all’uomo di assolvere ai processi biologici vitali, nel suo rappresentarsi in termini di “fatto gastronomico” è ciò che gli consente di assurgere a se stesso identitario, ad essere esclusivo in relazione ad altri percepiti come diversità assolute e radicali. Il cibo, inoltre, recupera lacune affettive, economiche, sociali, appaga solitudini e placa sconforti, esalta condizioni di privilegio sociale o economico, manifesta gerarchie socio-familiari e di genere, sottolinea eventi; tutto ciò lo rende una tra le più importanti categorie del corpo, della mente e dell’esistere.

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