Riccò Laura

L'arcadia "in mano"

Illustrazioni editoriali della favola pastorale (1583-1678)
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stato: Disponibile
Collana: La fenice dei teatri/28
Argomento: Critica letteraria
Due volumi indivisibili
anno: 2012
, pagine: 742 complessive, II di vol. di ill.

ISBN: 97888-7870-644-6
52,00 €
49,40 €
Risparmi:
2,60 €
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«Voi sempre havete il Pastor fido in mano». Così viene ritratto all'inizio del dialogo L'Alessandro, overo Della pastorale (1613) il personaggio portavoce dell'autore Ludovico Zuccolo, identificato dalla vera e propria condivisione di vita con quella sorta di breviario poetico che la tragicommedia di Guarini ben presto era diventata: un moderno enchiridio sempre pronto alla consultazione e al godimento intellettuale. Ma chi leggeva i versi sovente vedeva impresso su quelle pagine un apparato iconografico, che non era un semplice ornamento, bensì un vero e proprio intermediario della poesia e dell'azione con forte ed immediata caratura esegetica. Nel contesto editoriale del tempo l'immaginario arcadico aveva saputo costruirsi rapidamente, a partire dall'Aminta aldina del 1583 e sull'onda di una fortuna che portò Angelo Ingegneri, già nel
1598, a perdere il conto di «ben mille pastorali», un proprio orizzonte e una
specifica identità: il moderno 'terzo genere', non aristotelicamente nonnato,
inventò se stesso non solo in scena ma anche in pagina, e dal punto di vista
figurativo i libri di pastorali, soprattutto dopo il Pastor fido
Ciotti del 1602, furono presto identificabili attraverso l'osservanza di un
modello imposto dall'industria tipografica veneziana, all'epoca egemonica ed
instancabile produttrice di capolavori letterari. Si delinearono in tal modo,
prologo dopo prologo, atto dopo atto, le arcadie di carta di Tasso, Guarini,
Bonarelli e di tanti autori meno noti che sperarono di conseguire la fama
percorrendo i sentieri delle selve e che, se non la raggiunsero, contribuirono
però a consolidare un exemplum
di libro pastorale specchio per l'Europa intera che il terzo genere importò ed
imitò, mentre accanto ai libri, e talvolta in simbiosi con essi, la pittura e
Parazzeria quelle stesse favole andavano ripro­ponendo e amplificando. Non a
caso il punto d'arrivo della ricerca è costituito dall'in- trapresa del 1678
dell'olandese Daniel Elsevier, che pubblica le tre pastorali cosiddette
'maggiori' nel corpo di una preziosa collanina di cinque classici italiani,
tutti illustrati dal medesimo artista francese Sebastien Ledere. Compaiono
insieme ai tre drammi la Liberato del Tasso e XAdone
del Marino: in sintesi sono accostate in edizione istoriata le ope­re che per
la cultura del tempo erano i simboli della manière italiana, a coronamento di un percorso che,
dal punto di vista di questo studio fra parola e immagine, costituisce per Aminta,
Pastor
fido e Filli
di Sciro il traguardo di una selezione che le aveva progressivamente
inserite, nel corso del Seicento, nel canone poetico italiano ed europeo.

Laura Riccò insegna a Firenze presso la Facoltà di Lettere e Filosofia.
Fra i suoi titoli: Vasari scrittore. La prima edizione del libro delle «Vite»(1979), Giuoco e teatro nelle veglie di Siena(1993); le edizioni critiche
commentate dei Trattenimentidi Scipione Bargagli (1989), e de La castalda, La castalda(1994) nel quadro
dell'Edizione nazionale delle opere di Carlo Goldoni. Da tempo si dedica a
questioni di tecnica di scrittura, di filologia e di editoria teatrali: Testo per la scena - testo per la stampa: problemi
di edizione(1996), «Parrebbe
un romanzo». Polemiche editoriali e linguaggi teatrali ai tempi di Goldoni,
Chiari, Gozzi(2000), La
«miniera» accademica. Pedagogia, editoria, palcoscenico nella Siena del
Cinquecento(2002), «Ben
mille pastorali». L'itinerario dell'Ingegneri da Tasso a ( i mirini e oltre(2004), «Su le carte e fra le scene». Teatro in forma di
libro nel Cinquecento italiano(2008).

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