Crisanti Flavia

«Non credo più a nulla, o quasi»

Giacinto Gallina e il teatro italiano di fine Ottocento. Lettere indite
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stato: Disponibile
Argomento: Teatro e critica teatrale/Teatro italiano
Argomento: Teatro e critica teatrale
Collana: La fenice dei teatri/27
anno: 2010
, pagine: 190

ISBN: 978-88-7870-523-4
25,00 €
23,75 €
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«La sua vita non fu che un'impennata d'atti d'accusa: contro i comici, gli autori, il denaro, la morale, le istituzioni sociali, le ingiustizie, la legge. Gallina ama e odia: maledice e benedice». Con queste parole Enzo Duse descriveva il commediografo Giacinto Gallina (1852-1897) nel 1952, ad un secolo dalla sua nascita. Personalità complessa e contraddit-toria, Gallina con la sua produzione ha profondamente cambiato la storia del teatro in dialetto Veneto aprendolo al teatro italiano contemporaneo, e legandosi a nomi e personalità di spicco della cultura italiana di fine Ottocento. Dalle lettere con Gerolamo Rovetta, Riccardo Selvatico, Giuseppe Giacosa e Antonio Fogazzaro emerge tutta la volontà di svecchiare un sistema teatrale radicalmente legato alla pratica drammaturgica di metà secolo, ma fortemente desideroso di cambiamenti. Gallina, infatti, fu tra i sostenitori di una nuova produzione drammaturgica, auspicava un'apertura verso il teatro di Ibsen, e un rinnovamento nell'articolazione dei rapporti tra compagnie e capocomici. Accanto all'immagine pubblica del drammaturgo "ultimo bohémien veneziano", come amava definirsi, dallo sguardo disincantato sulla realtà contemporanea, esisteva un Gallina privato, pronto a innamorarsi, ad appassionarsi e a disperarsi nella vita privata con la stessa complessità ed intensità con cui si dedicava alla scena. Le sue amicizie, i suoi amori, e soprattutto la sua vita artistica vengono alla luce da un centinaio di lettere inedite che aprono uno uno squarcio realistico sulla Venezia culturale – e sull'Italia – a un decennio dall'Unità.

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